Liberarsi dalla dipendenza
"Sono arrivato a vedere la dipendenza non come un'entità discreta e solida - un caso di "o ce l'hai o non ce l'hai" - ma come un continuum sottile ed esteso. Le sue qualità centrali e distintive sono attive in tutti i tossicodipendenti, dall'onorato stacanovista all'apice della società all'impoverito e criminalizzato drogato di crack che infesta Skid Row. Da qualche parte lungo questo continuum mi colloco". Gabor Maté
In aumento
I soggetti non dipendenti non ottengono uno ‘sballo’ che crea dipendenza come nel caso dei soggetti dipendenti. La dipendenza è causata da un effetto specifico che solo i tossicodipendenti riescono a ottenere dalle droghe. Sempre più spesso, in una società dei consumi in cui il piacere viene trasformato in una dittatura, siamo tutti sempre più soggetti alla dipendenza.
Allo stesso tempo, le strutture sociali che ci legano e che storicamente ci hanno portato ad affrontare le difficoltà della vita sono gradualmente crollate a partire dal XIX secolo. Sotto il neoliberalismo, le funzioni di regolamentazione della legge e delle istituzioni sono state sostituite dalle funzioni della libertà personale. Le nostre istituzioni non incarnano più le strutture permeanti che ci legano a un’attività comune.
Ciò che emerge è una personalità moderna sempre più volatile, fragile e non regolamentata.
La società moderna accusa sempre più frequentemente dei sintomi psicosomatici: depressione, ansia, suicidio, disturbi alimentari, attacchi di panico, dipendenza, autolesionismo e un crescente senso di inadeguatezza e di autosvalutazione. Più proviamo dispiacere come sottoprodotto del nostro diritto a divertirci, più cerchiamo di trovare soluzioni facilmente accessibili. Lo facciamo inconsciamente attraverso problemi psicosomatici, o consapevolmente attraverso la dipendenza. Ognuna di queste soluzioni fornisce un sintomo psicosomatico o un piacere compensatorio a cui ricorriamo per risolvere l’ansia.
Abbandonato a se
Sotto il capitalismo, l’individualismo esiste al di fuori dei legami sociali. Come agenti liberi, operiamo a una certa distanza dagli altri e dalle leggi che sono state istituite per mediare fra noi. Paradossalmente, siamo diventati dipendenti da oggetti del desiderio sintetici che sono immediatamente disponibili sul mercato legale e illegale. L’autosomministrazione di effetti narcotici, che funzionano indipendentemente dall’Altro, portano a un aumento della dipendenza come mezzo di autoregolamentazione.
La natura della dipendenza
È l’unicità del soggetto dipendente a determinare l’effetto specifico che la droga ha sulla quella persona. *I tossicodipendenti non sono dipendenti dalle droghe, ma dalla loro reazione individuale agli effetti delle droghe. Il tossicodipendente non consuma sostanze stupefacenti per il gusto di drogarsi, ma per lo ‘sballo’ unico che ottiene con una determinata sostanza. Due tossicodipendenti che consumano la stessa droga non ottengono lo stesso tipo di ‘sballo’, così come la dipendenza di due persone dalla stessa droga non significa che siano gli stessi fattori psicologici ad alimentare la loro dipendenza.
Liquidare le dipendenze come "cattive abitudini" o "comportamenti autodistruttivi" nasconde comodamente la loro funzionalità nella vita del tossicodipendente.
Le droghe sono il mezzo della dipendenza; non sono né il fine né l’oggetto del desiderio. Il problema principale della Dipendenza da Sostanze non risiede tanto nella sostanza, quanto nella dipendenza.
Ciò suggerisce che vi sia una causa di dipendenza unica e specifica per ogni soggetto dipendente e che la sua dipendenza non sia da ricercarsi nella droga, ma nelle strutture psichiche all’origine della sua dipendenza. L’espressione “personalità incline alla dipendenza” appartiene al linguaggio comune, ma in realtà non ci aiuta a comprendere le peculiarità della dipendenza di un soggetto dipendente o come aiutarlo con una cura efficace e duratura.
Caratteristiche di un soggetto dipendente
Le energie delle pulsioni o del corpo possono diventare tossiche quando, per una serie di motivi, non sono in grado di essere elaborate psichicamente o rappresentate simbolicamente attraverso il linguaggio. Il malato non può mediare la sua sofferenza attraverso il pensiero strutturato o sintomi psicosomatici. Questa mancanza di elaborazione psichica comporta delle conseguenze per la costituzione dell’individuo, sia nella psiche che nel corpo. Esiste un collegamento tra dipendenza, ansia e depressione. Il deficit o il conflitto infantile non metabolizzato viene trattenuto nel corpo come una sostanza tossica e diventa successivamente suscettibile alla dipendenza.
La droga di scelta
Le diverse sostanze ‘riparano’ o ‘correggono’ diversi tipi di deficit interno. Analizzando la quantità di dati clinici disponibili è possibile fare le seguenti affermazioni (schematiche): le persone con aggressività e rabbia tendono a favorire gli oppiacei (ad esempio l’eroina); le persone con problemi di autostima e depressione tendono a favorire la cocaina, le anfetamine e altre sostanze stimolanti; le persone con inibizioni comportamentali importanti, fobia sociale o paranoia, sono inclini a consumare alcol o sedativi. Le droghe psichedeliche colmano tipicamente il senso di vuoto, noia e futilità.
Risolvere un deficit
Per alcuni, il consumo di droga compensa un deficit nella struttura psicologica dell'individuo. In questo caso, lo scopo della dipendenza è quello di utilizzare l'effetto della droga per colmare una mancanza. La sostanza stupefacente agisce come bilanciatore, ripristinando l’omeostasi, ovvero un equilibrio temporaneo che solo l’effetto della droga è in grado di fornire.
La sostanza preferita del tossicodipendente sostituisce ciò che nessuna altra droga o persona può dargli. Il soggetto dipendente si autosomministra un’economia del piacere. L’effetto piacevole rappresenta, infatti, il tentativo di una soluzione per soddisfare un deficit, che riempie un vuoto e diventa così un meccanismo di autoregolamentazione. Per il sofferente che cerca una soluzione al suo deficit, e' possibile che la persona veda la sua dipendenza in modo immaginario, come parte integrante della sua personalità. È probabile che difenda la sua dipendenza dalle critiche o dall’incoraggiamento dell’Altro a ‘pensare positivo’ o che difenda il suo consumo di droga come una forma legittima di automedicazione che compensa il suo deficit interno.
Risolvere un conflitto
In una dipendenza incallita e consolidata, la dipendenza diventa una soluzione di compromesso a un conflitto interno. In questo caso, il tossicodipendente è motivato da un senso di impotenza o di incapacità rispetto ai propri sentimenti conflittuali. L’effetto della sostanza stupefacente funziona come difesa artificiale contro ciò che non può essere gestito internamente. Nel ‘modello basato sul deficit’, invece, queste difficoltà non scompaiono sotto l’effetto delle droghe. L’effetto qui non viene ricercato in quanto tale, ma considerato come una soluzione di compromesso per l’incapacità di gestire il conflitto interno.
Piacere senza parole
Potremmo affermare che il soggetto non dipendente è più attaccato alla struttura rispetto al soggetto dipendente.. Il soggetto non dipendente partecipa in modo sobrio alla cittadinanza attiva e alla responsabilità collettiva. Questo legame strutturale promette una maggiore stabilità, ma impone anche un prezzo da pagare che rappresenta un limite al piacere. Il soggetto non dipendente negozia il suo desiderio con la società in cambio dei benefici sociali della sua partecipazione attiva. La struttura generale che lo lega all’Altro è principalmente la struttura del linguaggio. Secondo Lacan, tutti nasciamo in un «brodo/bagno di linguaggio»
Attraverso la parola e il linguaggio abbiamo imparato a mediare (prima attraverso la madre) il nostro amore e odio, piacere e frustrazione. Qualsiasi deficit o conflitto infantile che non è stato risolto o mitigato per mezzo del linguaggio viene trattenuto nel corpo, non viene metabolizzato e diventa tossico. È proprio questa tossicità che è recettiva alla dipendenza.
Le difficoltà non pensate e non mediate del neonato sono in grado di scatenare una risposta eccezionalmente reattiva che crea dipendenza dagli effetti delle droghe in età più avanzata. Il soggetto dipendente si sottrae tragicamente alla struttura che lo lega alla società, perché rappresenta non soltanto la migliore, ma forse l’unica possibilità che ha di rimanere sano di mente. Si allontana dal mondo esterno, e così facendo, si allontana dalla simbolizzazione preferendo l’autosomministrazione di una soluzione preclusa dall’Altro. Come è stato detto in precedenza, "evita la cattura di uno spazio di condivisione dell’Altro che parla" [Lacan 1973/4; 13/11/73].
L'esempio della dipendenza dalla pornografia
Il soggetto dipendente compie una scelta di piacere senza compromessi che disconosce l’Altro. L’effetto cercato produce nel corpo un senso di sollievo transitorio esente da qualsiasi intimità o conflitto esterno. Molti tossicodipendenti descrivono il loro hit come equivalente a un'eiaculazione masturbatoria. Un climax troppo fugace a cui tutto il resto è subordinato. Pendiamo il caso della dipendenza dalla pornografia.
Questa dipendenza bypassa l’Altro e fornisce un legame diretto tra una libido agitata e una piacevole scarica sessuale delle pulsioni (scarica dell’eccitamento). Questa agitazione (come io la descrivo) non è sinonimo di desiderio; per provare desiderio una persona deve avere la capacità di simbolizzare, una capacità che viene alterata dagli effetti costringenti delle droghe.
Nella pornografia e nella masturbazione, si evita o si interrompe il legame con l’Altro e si predilige una soddisfazione sessuale onnipotente nel suo controllo e prevedibile nel suo esito. La dipendenza dall’effetto elude qualunque possibilità di intromissione da parte dell’Altro. La struttura che lega il soggetto non dipendente all’Altro non riguarda il soggetto dipendente. Non attecchisce né la struttura né il legame con l’Altro come una mente separata.
È difficile fare a meno di una cosa che quasi funziona
Le prime fasi della dipendenza sono caratterizzate da una ricerca escapista del piacere corporeo e del sollievo emotivo. Il paziente è costretto da un'illusione di completezza che lo solleva, per la durata degli effetti della droga, da un'insopportabile sensazione di mancanza.
Se da un lato, a livello di ‘teoria edonistica’, quanto sopra si conforma alle fasi iniziali della dipendenza, dall’altro la ‘teoria dell’autodistruzione’ si adatta meglio alle ultime fasi. Nell'autodistruzione il soggetto dipendente è considerato un masochista che vuole soffrire o un suicida che vuole smettere del tutto di ascoltarsi e sentirsi. Pertanto, ciò che il soggetto dipendente vuole ottenere dal consumo di droga non corrisponde quasi mai a ciò che ottiene realmente.
In entrambi i casi, di edonismo e autodistruzione, il tossicodipendente è motivato dall'effetto della droga, sia esso il piacere o l'autolesionismo. Allontanandosi dalla struttura e dall'Altro, il tossicodipendente antepone il piacere al desiderio. Nella sua dipendenza, è schiavo del piacere. La parola "addictus" è stata usata in riferimento agli "schiavi del debito", persone asservite al proprio creditore.
La dipendenza mette in primo piano la questione di come vivere quando ‘manca qualcosa’, ci si sente di ‘troppo’, o la propria vita è permeata dalla presenza della morte. La partecipazione alla vita umana richiede enormi sacrifici. Gli effetti delle droghe e dell’alcol possono fornire l’illusione di una fuga monadica dalle schiaccianti regole imposte dalla società.
Gli effetti delle droghe sono un’idealizzazione, o meglio, un ideale (droga) sostituibile con un’altro, purché fornisca l’effetto desiderato. Si è disposti a sacrificare qualsiasi cosa a questo ideale pur di ottenere l’effetto compensativo. Il soggetto dipendente si trova così alla deriva tra la tirannia del piacere da un lato, e la sua eccessiva castrazione da parte dell’Altro (della cultura) dall’altro. Si allontana da una per finire schiavo dell’altra.
Lo scopo della psicoanalisi
La psicoanalisi cerca di affrontare la dipendenza dell’individuo a livello inconscio, che è la sede della sua dipendenza. E dovrebbe provare a farlo senza ricorrere a ‘soluzioni’ generiche, farmacologiche o moralistiche. Queste false soluzioni comprendono anche il cosiddetto ‘pensiero positivo’ che tenta invano di esortare il soggetto dipendente a cambiare mentalità. L’esortazione è un desiderio del terapeuta, non del paziente. Il desiderio di cambiamento deve essere individuato e mantenuto vivo nel paziente.
Il lavoro di analisi
La psicoanalisi mette a fuoco l’Altro dell’analista, il cui compito è quello di alimentare un processo di rigenerazione dei legami che sono stati interrotti dalla struttura. La psicoanalisi impegna e aiuta il soggetto dipendente a sviluppare una sua soluzione interiore per uscire dalla trappola di cui è prigioniero. Il lavoro di analisi è fondamentalmente un processo di ristrutturazione attraverso il linguaggio che permette al soggetto dipendente di contenere psichicamente la sua sofferenza, senza ricorrere all’economia del desiderio autosomministrata. Superare la dipendenza è una conquista faticosa. Il soggetto dipendente può passare dal piacere tirannico a una reintegrazione del suo desiderio solo affrontando la sua ansia. È compito dell’analista facilitare e sostenere il suo desiderio di cambiamento strutturale.
Fine.
* Due esempi: l'assalto al Campidoglio US il 6 gennaio 2021 e la proroga del Parlamento nel Regno Unito nel 2019, un tentativo non meno sfacciato all'interno di una democrazia occidentale di evitare il controllo parlamentare, il dibattito e la legislazione.